La luce protagonista del nuovo allestimento della Galleria dei Re all’Egizio di Torino

Museo Egizio
Via Accademia delle Scienze 6
Torino
Le celebrazioni del bicentenario del Museo iniziano con la riapertura al pubblico della Galleria dei Re e del Tempio di Ellesiya, rinnovati nell’allestimento grazie alla collaborazione tra egittologi e studio OMA di Rotterdam che cura la trasformazione architettonica del palazzo seicentesco.

È solo il primo passo di un rimodellamento complessivo degli spazi dell’ex Collegio dei Nobili che ospita il Museo Egizio a Torino all’insegna dell’inclusività e del recupero del contesto storico dei reperti all’interno di una esperienza museale contemporanea.

“Dall’oscurità alla luce”

Il concetto alla base della rinnovata Galleria dei Re è quello del passaggio dall’oscurità alla luce, importante per gli antichi Egizi per i quali rappresentava la creazione ed era spesso associato a re e divinità. I visitatori attraversano un’area di ingresso buia, dove proiezioni digitali sulle pareti raffigurano la storia di Karnak – il luogo d’origine delle statue – creando un’atmosfera immersiva che li trasporta in un altro spazio e tempo. Le sale invece sono inondate di luce naturale, proveniente dalle finestre non più tamponate, come nell’allestimento firmato da Dante Ferretti nel 2006, cui si aggiunge la luce artificiale. Inoltre le pareti riflettenti in alluminio rendono ancora più luminoso l’ambiente.

La nuova Galleria

L’architettura originale delle sale seicentesche è stata completamente riportata a vista da David Gianotten dello studio OMA – Office for Metropolitan Architecture, in collaborazione con Andrea Tabocchini Architecture, valorizzando così le volte e le alte finestre che caratterizzano lo spazio e rendendo nuovamente visibili due importanti iscrizioni che celebrano la nascita del Museo, entrambe risalenti alla seconda metà dell’Ottocento. La prima in memoria di Bernardino Drovetti, il console francese che ha venduto a Carlo Felice di Savoia il primo nucleo di reperti del Museo, e l’altra in onore di Jean-François Champollion, considerato il padre dell’Egittologia per essere riuscito a decifrare i geroglifici. Le finestre riaperte permettono ai passanti su via Principe Amedeo e a quelli che attraverseranno la corte interna coperta in via di realizzazione di intravedere gli elementi dello statuario.

Curato da sei egittologi del Museo ‒ Johannes Auenmüller, Paolo Del Vesco, Alessandro Girardi, Cédric Gobeil, Federico Poole e Martina Terzoli ‒ il percorso della Galleria dei Re propone come un viaggio ideale all’interno di un antico tempio egizio. Le statue non sono più su alti piedistalli come in precedenza e il pubblico ne ha una visione diretta come era in origine all’interno dei cortili dei grandi templi. Questa vicinanza permette al visitatore di apprezzare anche i dettagli delle opere. Inoltre, alcune di esse sono state ora distanziate dalle pareti in modo da poterci girare attorno, scoprendo iscrizioni e particolari decorativi prima non visibili.

I grandi pannelli di alluminio da una parte danno vita a un contrasto materico con la pietra delle statue e creano un effetto specchiato che contribuisce ad allargare i confini dati dalle pareti della sala, dall’altra rendono accessibile al pubblico la grafica con le informazioni sui reperti.

Il percorso

La prima sala espositiva presenta due sfingi che si fronteggiano al centro, affiancate da una ventina di statue in piedi e sedute della dea leontocefala Sekhmet. Una grafica ne evoca il contesto originario, il tipico “viale di sfingi” che caratterizzava l’accesso ai templi nell’antico Egitto. La statua di Seti II, originariamente posta davanti alla cappella del re nel Tempio di Karnak, si trova alla fine della sala.

Da qui, i visitatori vengono idealmente accompagnati verso l’interno del tempio, entrando nella seconda sala dove si trovano le statue singole di faraoni, posizionate in ordine cronologico, oltre a quelle raffiguranti il faraone assieme agli dèi, per sottolineare il fondamentale ruolo di intermediazione fra il re e la divinità. Qui Amenhotep II è raffigurato mentre offre vino ad altre statue di re, mentre al centro della sala si trova la nota statua del re Ramesse II. Il percorso si conclude con le effigi del dio Ptah e una statua del dio Amon, rappresentato nella sua forma animale di ariete.

Il Tempio di Ellesiya

Restaurato dal Centro di Restauro Conservazione de La Venaria Reale che ha proceduto alla pulitura e al consolidamento delle superfici, il più antico tempio rupestre della Nubia, che approdò a Torino nel 1966, dono del governo egiziano, in segno di gratitudine per la partecipazione del nostro Paese all’operazione di salvataggio dei templi in occasione della costruzione della diga di Assuan, è stato riallestito grazie al lavoro di ricerca degli egittologi del Museo ‒ Johannes Auenmüller, Alessia Fassone, Paolo Marini, Beppe Moiso, Tommaso Montonati.

Il video mapping, ideato da Robin Studio, rielabora sui blocchi del tempio i suoi trascorsi storici e il viaggio dall’Egitto a Torino.

A distanza di oltre mezzo secolo il Museo Egizio, nell’ambito del rinnovamento per il bicentenario, sceglie di rendere accessibile gratuitamente al pubblico il Tempio, che avrà un suo ingresso indipendente da via Duse e alla fine dei lavori anche dalla corte coperta del Museo, la piazza Egizia disegnata da OMA come una nuova agorà.

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