Un nuovo capitolo della mappatura dell’architettura contemporanea in Alto Adige
Un appuntamento che si ripete ogni sei anni quello promosso da Kunst Meran Merano Arte, insieme alla Fondazione Architettura Alto Adige e al Südtiroler Künstlerbund, in cui fare il punto sullo stato dell’arte dell’architettura in Alto Adige, con un progetto espositivo ed editoriale.
Al di fuori di logiche premiali, l’intento è analizzare i processi di trasformazione del territorio a partire dalle autocandidature degli architetti, raccolte tramite una call. Una giuria internazionale, quest’anno composta da Filippo Bricolo (Bricolo Falsarella Architetti – Politecnico di Milano), Annette Spiro (Spiro + Gantenbein Architekten – ETH di Zurigo) ed Elisa Valero Ramos (Escuela Técnica Superior de Arquitectura, Università di Granada), seleziona le proposte con una prospettiva esterna.
I temi al centro dei progetti
Le architetture dal 2018 al 2024 presenti in mostra compongono il racconto della ricerca alle base degli interventi realizzati, con un’attenzione particolare all’impatto ambientale, all’uso di materiali e risorse e all’interesse sociale delle opere.
I 28 progetti esposti sono stati poi raggruppati per similarità e approcci comuni in 8 diverse categorie o “famiglie”, contraddistinte da un segno grafico ad hoc: da “Riuso riflessivo”, dedicata al recupero architettonico, ad “Architettura naturans”, con al centro il dialogo con la natura, da “Scavo generativo”, in cui trovano spazio i lavori che operano per sottrazione, a “Interni poetici”, che propone progetti al di là degli stili correnti, ad “Arte e architettura” dedicata alle contaminazioni tra le due discipline.
L’allestimento
Filippo Bricolo ha curato la mostra e il suo allestimento con Granit Studio cui si deve l’identità grafica anche del volume che riunisce i progetti.
L’architetto ha dichiarato di essersi ispirato ai cambi di ritmo e alle improvvisazioni della musica jazz per realizzare un allestimento dove i pannelli con foto e disegni sono disposti su piani diversi, evitando una lettura unicamente verticale.
Lo spazio è organizzato con strutture modulari in legno cui sono agganciati, tramite morsetti a pinza, pannelli in cartone alveolare, mentre le didascalie sono impresse su tavolette in legno appese con lo spago. Per leggerle occorre prenderle in mano e con questo gesto il visitatore, spiega il curatore, è invitato a “prendere in mano l’architettura”.
Una mostra itinerante facile da montare e smontare, realizzata con materiali tutti riciclabili.
La domanda iniziale
La scelta di lasciare vuote le pareti mette simbolicamente e criticamente al centro dello spazio espositivo la domanda che sottende il progetto “Architetture recenti”: esiste un’architettura dell’Alto Adige? E, se sì, in cosa consiste? Un invito al dibattito e alla riflessione sullo sviluppo del linguaggio architettonico nel territorio, all’interno del quale la mostra rappresenta una delle chiavi di lettura, senza voler fornire una risposta univoca.
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