L’arte visiva giapponese oltre il mito di Hokusai
Tra arte e design, i temi della grafica giapponese colorano gli spazi del Museo Archeologico di Bologna attraverso un segno che dal Settecento ai giorni nostri va semplificandosi in un raffinato dialogo tra antico e contemporaneo.
L’interesse per la cultura giapponese si è moltiplicato in questi ultimi anni nel nostro paese, dal cibo ai fumetti, dall’animazione al design, e i rapporti tra Italia e Giappone, che celebreranno nel 2026 i 160 anni di relazioni diplomatiche, sono caratterizzati da numerose occasioni di incontro come è successo a Osaka per l’Expo da poco conclusa.
Il Giappone contemporaneo
Il percorso, curato da Rossella Menegazzo con Eleonora Lanza da un’idea di Mondo Mostre, parte dal periodo Edo (1603-1868) e propone anch’esso l’immagine iconica dell’onda di Hokusai, ma è solo l’inizio di un viaggio che, passando per l’era Meiji (1868-1912) durante la quale arrivano in Giappone i modelli europei e il giapponismo arriva in Europa, mostra il profondo rinnovamento, tecnico ed espressivo, di metà Novecento in cui si afferma una nuova identità visiva per giungere ad oggi. La mostra intende proprio mettere a fuoco l’evoluzione della produzione grafica giapponese dalle stampe e dalle xilografie policrome dei grandi maestri Hokusai e Hiroshige ai poster e ai Manga attuali, rimanendo fedele alle proprie radici.
Tra tradizione e innovazione
C’è un filo che unisce l’identità visiva giapponese attraverso i secoli che il progetto espositivo identifica in alcuni temi ricorrenti come la natura, la ritrattistica maschile e femminile, la calligrafia. Dalle stampe di epoca Edo si passa ai disegni per le illustrazioni riprodotte su album che gli artigiani e le industrie utilizzavano per le decorazioni su lacca, stoffe, ceramiche, paraventi e ventagli. Soggetti che nel secondo dopoguerra verranno reinterpretati per la grafica e la cartellonistica con mezzi tecnici contemporanei per finire poi nei Manga, il linguaggio visivo giapponese oggi più popolare in Occidente. L’allestimento curato da PANSTUDIO Architetti Associati con Paolo e Filippo Capponcelli, la grafica di Francesca Pavese e le luci di Francesco Murano esaltano il racconto visivo rispettandone stile e spirito.
Un linguaggio globale
Oltre 250 opere tra silografie, libri, album, manifesti, mascherine per la stampa e la tintura dei tessuti (katagami) e oggetti di artigianato testimoniano come la cultura giapponese sia riuscita a integrare la tradizione in un linguaggio globale, riconoscibile ma adattabile a realtà diverse.
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