L’universo creativo di Bruno Munari
Villa dei Capolavori e la Fondazione Magnani-Rocca accolgono a Traversetolo – accanto alle sale della prestigiosa collezione permanente (appartenuta al musicologo e critico d’arte Luigi Magnani, con opere di Gentile da Fabriano, Dürer, Tiziano, Rubens, Van Dyck, Goya, Canova, Monet, Renoir, Cézanne, De Chirico e Morandi) – “Bruno Munari. Tutto”, una delle più ampie antologiche mai realizzate sul poliedrico artista milanese. Con oltre 250 lavori tra opere grafiche, oggetti di design, manifesti pubblicitari e libri, la mostra affronta la figura di Bruno Munari (Milano, 1907-1998) dagli esordi nel Secondo Futurismo fino agli ultimi anni.
Il percorso espositivo
Il percorso espositivo prescinde da criteri cronologici o tipologici ed è suddiviso in cinque sezioni tematiche, che mostrano i collegamenti e le relazioni progettuali tra le opere esposte, apparentemente diverse tra loro, ma in realtà accomunate dall’approccio metodologico dell’artista: “Essere nel tempo” affronta – tra collage e grafiche – il periodo futurista; “Dalle due alle tre o anche quattro dimensioni” comprende le opere che da una superficie si sviluppano in sculture o in oggetti di uso comune; “Sperimentare il limite” affronta la rielaborazione di oggetti oltre la funzione per cui sono stati concepiti; “Annullare il tempo” espone la volontà di Munari di rivolgersi non solo ai contemporanei, ma anche alle generazioni successive; infine, “Scoprire il mondo” racconta l’attività di Munari nell’ambito della pedagogia, con la ricerca di un nuovo metodo educativo per l’infanzia. Con le parole di Marco Meneguzzo, uno dei massimi esperti dell’opera di Munari e curatore della mostra (insieme a Stefano Roffi, direttore scientifico della Fondazione Magnani-Rocca), il metodo di Bruno Munari “consiste nello scoprire il limite delle cose che ci circondano e di volerlo ogni volta superare”: con questa chiave di lettura risulta possibile trovare coerenza nel gusto estetico dell’artista, nato come futurista della generazione di Prampolini e influenzato dal Dadaismo, capace di una poetica originale, difficilmente inquadrabile in una precisa corrente artistica.
L’allestimento e il laboratorio didattico
L’itinerario della mostra si apre con un pannello riassuntivo della carriera dell’artista e con una sua citazione: “la rivoluzione va fatta senza che nessuno se ne accorga”. Le variazioni grafiche sul tema del viso umano (realizzate da Munari per il suo libro Arte come mestiere, pubblicato da Laterza nel 1966), stampate su alcune tende a pannelli, accompagnano il visitatore lungo le fasi conclusive della mostra, mentre alcuni video documentari contribuiscono a raccontare l’artista milanese. L’attività di Munari nell’ambito della pedagogia non è soltanto documentata da alcune opere in mostra: per tre giornate (30 e 31 marzo; 2 aprile) la Fondazione Magnani-Rocca – in collaborazione con l’Associazione Bruno Munari – offre ai bambini la possibilità di partecipare al laboratorio per stimolare la creatività infantile inventato dall’artista (istituito per la prima volta nel 1977 per la Pinacoteca di Brera, con il nome di Giocare con l’arte).
Giochi semplici e molto seri
L’antologica di Villa dei Capolavori definisce il ritratto di un artista dai molteplici talenti e con lo sguardo sempre rivolto alle nuove generazioni, la cui modernità traeva energia e ispirazione da quei giochi infantili, definiti da Munari “semplici e molto seri”, lontani dalle chiacchiere degli adulti invecchiati invano: nell’intento di replicare lo studio dell’artista, la mostra riesce a trasmettere al visitatore la sagacia e l’arguzia ravvisabili in tutta l’opera di Munari, dal letto per bambini, grigio e in attesa di essere colorato, alla scimmietta Zizì e alle Forchette parlanti.
Lorenzo Paglioriti
© Design People Soc. Coop.