Ad aprire le celebrazioni dei 500 anni di Palazzo Te a Mantova il riallestimento delle prime sale e la mostra, curata da Claudia Cieri Via, in cui gli affreschi del Palazzo dialogano con le opere esposte, dai disegni dello stesso Giulio Romano alle opere di maestri del Rinascimento fino ad arrivare alla contemporaneità di Giuseppe Penone.
Un modo per approfondire i temi che Palazzo Te custodisce tanto da essere definito “un’opera d’arte totale” in cui continui sono i rimandi tra architettura, scultura, pittura, letteratura, mitologia.
Il percorso espositivo
Ovidio e le sue Metamorfosi sono il filo conduttore della mostra, i cui primi versi enunciano quel percorso dal caos delle origini alla dimensione temporale che ritroviamo nel titolo dell’esposizione. Un racconto dell’arroganza dell’uomo che per questo viene punito dagli dei e dei miti ‒ Orfeo ed Euridice, Apollo e Marsia, Apollo e Pan ‒ che evidenziano questa contrapposizione fra le divinità, gli umani e i semiumani. La metamorfosi riguarda poi anche la natura, dando vita a ibridazioni e mutazioni.
Le prime stanze ospitano i disegni di Giulio Romano in prestito dal Musée du Louvre, poi lungo le nove sezioni troviamo dipinti di Tintoretto, Correggio, Jacopo Zucchi, Rubens e Poussin. Da segnalare l’esposizione dell’inedita riproduzione della mostra fotografica dedicata a Ovidio, allestita da Aby Warburg nella sala ellittica della Warburg Haus ad Amburgo nel 1927, immagini di opere in cui sono i miti narrati dal poeta a interpretare i motivi dedicati a temi come l’inseguimento o la trasformazione, il rapimento o il sacrificio umano.
L’allestimento
L’allestimento, su disegno dell’architetto Paolo Bertoncini Sabatini, che ha curato anche il nuovo progetto di musealizzazione di Palazzo Te, nel pieno rispetto della struttura architettonica e degli affreschi dell’edificio prevede una serie di elementi autonomi e autoportanti che non solo fanno da supporto alle opere, ma guidano lo sguardo dei visitatori attraverso scorci, assi visivi e prospettive.
Questi elementi sono stati lavorati nella loro forma e superficie, con tagli e fessure che distanziano le opere tra loro, geometrie che alleggeriscono la massa visiva e dialogano con le caratteristiche di ciascun ambiente.
Coerentemente con il tema della metamorfosi, l’allestimento intende trasmettere un’idea di trasformazione, in modo da generare un’esperienza immersiva, in cui antico e contemporaneo, mito e architettura, parola e immagine convivono in uno stesso flusso in divenire.
Anche il progetto illuminotecnico, calibrato su ciascuna sala e su ciascun inserto, contribuisce a creare un’atmosfera misurata e suggestiva, ponendo le opere, il visitatore e lo spazio in una relazione di reciproca risonanza, dove tutto, come nel poema, è chiamato a trasformarsi.
Sono stati inoltre pensati apparati didattico-divulgativi che accompagnano il visitatore in ogni sala. A questi si affianca un sistema di QR code che consente l’ascolto audio delle storie tratte dal poema ovidiano, creando una relazione più diretta e coinvolgente con i contenuti esposti.