
Graphic Japan. Da Hokusai al Manga
Il Museo Civico Archeologico di Bologna ospita la prima grande mostra in Italia dedicata alla grafica giapponese, un percorso che invita a cogliere l’evoluzione di un linguaggio visivo capace di attraversare i secoli senza mai perdere la propria forza espressiva. Dal periodo Edo fino alla contemporaneità, la rassegna esplora il nesso profondo tra segno e immagine, indagando i codici figurativi che hanno definito l’immaginario nipponico e che ancora oggi influenzano cinema, moda, design e fumetto.
La natura e il ritratto
Il viaggio ha inizio nel Seicento, quando le stampe ukiyoe elevano la vita quotidiana, la natura e i suoi simboli a soggetti d’arte. Tra aceri e ciliegi in fiore, gru, pini, insetti e paesaggi sospesi tra realtà e sentimento, le opere restituiscono un universo visivo essenziale eppure densissimo di rimandi, punto di partenza per ogni successiva declinazione grafica. È qui che la linfa poetica del segno giapponese si consolida, trovando nelle figure femminili di Kitagawa Utamaro e nei ritratti teatrali di Sharaku un equilibrio raffinato tra osservazione, idealizzazione e teatralità.
L’incontro tra Oriente e Occidente
La mostra prosegue seguendo l’evoluzione stilistica che accompagna la fine dell’epoca Edo e l’apertura verso l’Occidente durante l’era Meiji. Le innovazioni tecniche, l’introduzione dei modelli europei e l’impulso dell’industrializzazione trasformano l’illustratore in zuanka, designer al servizio della comunicazione moderna. Nel Novecento, con Kamekura Yūsaku, la grafica giapponese si rinnova radicalmente: colori importati dagli Stati Uniti, sperimentazioni con fotografia e computer, nuove tecniche di stampa alimentano un immaginario visivo che reinterpreta in chiave contemporanea la tradizione pittorica, in bilico tra antiche sensibilità e nuovi media.
L’identità visiva del Giappone
Il percorso espositivo, articolato in quattro sezioni – Motivi di Natura, Volti e Maschere, Calligrafia e Tipografia, Giapponismo contemporaneo – comprende oltre 250 opere, tra stampe silografiche, libri, album, manifesti, mascherine per tessuti e oggetti d’alto artigianato. Una narrazione stratificata che intreccia arti applicate, design, moda, cinema, teatro e fumetto, e che mostra come l’identità visiva del Giappone sia diventata un linguaggio globale, riconoscibile eppure mutevole.
Se l’inizio è affidato alla natura come deposito simbolico, la conclusione guarda alla cultura pop, al manga e all’anime, rivelando come le radici iconiche del Giappone continuino a generare forme, stili e immaginari capaci di dialogare con il mondo. Il visitatore si trova così immerso in una costellazione di segni che, pur mutando nel tempo, mantengono intatta la loro sorprendente attualità.
Immagine di anteprima: Toto Norenkai (an Association of Long-Established Shops), AD, D: Sato, Koichi, 1989, Offset, DNP Foundation for Cultural Promotion, manifesto scelto come immagine guida della mostra
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