Catalogo mostre
una sala della mostra
Veduta della mostra. Courtesy Collezione Peggy Guggenheim, foto Claudia Corrent
Arti Applicate

Mani-Fattura: le ceramiche di Lucio Fontana

La Collezione Peggy Guggenheim dedica una grande mostra a Lucio Fontana, tra i più innovativi protagonisti del Novecento. Per la prima volta un museo esplora interamente la sua produzione in ceramica, con circa settanta opere storiche provenienti da importanti collezioni pubbliche e private, alcune mai esposte prima.

Fontana scultore

L’esposizione invita a riscoprire un aspetto essenziale ma meno noto del lavoro di Fontana, la creta come terreno di sperimentazione e di invenzione formale. L’artista, noto per i tagli e i buchi delle tele, modellò la materia con una libertà che unisce arte, artigianato e design, dando vita a un universo di forme figurative e astratte, tra donne, arlecchini, creature marine e sculture dalle geometrie pure.

Tra Argentina e Italia

Il percorso espositivo, articolato in undici sale, si sviluppa in ordine cronologico e tematico, seguendo il viaggio creativo di Fontana tra Argentina e Italia, lungo quattro decenni cruciali. L’introduzione restituisce la centralità della ceramica nella sua pratica artistica, intesa come “seconda anima”, generatrice e sensuale. La prima sala riporta agli anni Venti e Trenta, con le piccole terrecotte grezze e le teste femminili in dialogo tra classicità e modernità. Nelle sale successive il visitatore incontra le sculture marine e le nature pietrificate nate dalla collaborazione con Tullio d’Albisola e la manifattura Mazzotti di Albisola, dove l’artista sperimenta la forza vitale degli smalti e delle superfici lucenti.

La guerra e il dopoguerra

Negli anni della guerra e del dopoguerra, Fontana torna in Argentina e poi a Milano, affrontando nei suoi lavori i temi del conflitto e della rinascita. Le sale centrali ospitano figure di guerrieri, battaglie e crocifissi: ceramiche animate da un’energia drammatica e da un continuo gioco tra ripetizione e trasformazione, dove il gesto si fa linguaggio plastico e memoria del trauma. Seguono i ritratti femminili – Teresita, Milena Milani, Esa Mazzotti – che raccontano un rapporto intimo con la materia e con le persone che segnarono la sua vita.

Nelle ultime sale, la materia si riduce all’essenziale. Le Ceramiche spaziali e le Nature segnano il ritorno alle origini, dove le mani scavano, tagliano e bucano l’argilla in un rito primordiale che anticipa la potenza dei celebri tagli.

Fontana e Milano

A completare l’esposizione, un cortometraggio inedito di Felipe Sanguinetti, Le ceramiche di Lucio Fontana a Milano, guida lo sguardo attraverso le opere integrate nell’architettura della città, restituendo la dimensione pubblica e collaborativa del suo lavoro.

La mostra svela così un Fontana diverso: scultore della materia, capace di infondere vita alla creta e di trasformarla in un linguaggio universale di luce, gesto e forma.

Immagine di anteprima: Lucio Fontana, Coccodrillo, 1936-37, Karsten Greve, St. Moritz. © Fondazione Lucio Fontana, Milano, by SIAE 2025, foto Claudia Corrent

© Design People Soc. Coop.

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